Case della salute, in Emilia Romagna centrali specialisti e infermieri, Mmg in rotta di collisione

Dal pagamento a visita alla retribuzione per l’apporto dato al paziente: l’emergenza-cronicità cambia volto agli accordi degli specialisti ambulatoriali – quelli del territorio e dell’Asl. E lo fa non solo nell’accordo nazionale firmato ieri ma soprattutto in Emilia Romagna, dove con i 1100 specialisti Asl la Regione ha firmato un innovativo accordo -dopo quello del 2006 – che dà impulso ad aggregazioni funzionali territoriali di medici di famiglia e Aft di specialisti ciascuna con il suo referente. La convivenza si attua o nell’unità complessa di cure primarie – può essere una medicina di gruppo organizzata dai medici stessi – o nella casa della salute, in genere attrezzata dalla Regione e spesso frutto della riconversione di ospedali. Insieme, mmg e specialisti potranno definire percorsi diagnostico terapeutici. «L’accordo regionale si concretizza in parallelo con la firma dell’accordo economico del 29 marzo che segue l’accordo normativo del dicembre 2015», dice Pietro Procopio segretario regionale del sindacato specialisti Sumai. «Prende spunto anche dalla legge Balduzzi che in qualche modo prefigura un’Aft di specialisti ogni tre di medici di famiglia. Le Aft sono aggregazioni funzionali mono-professionali: interagiscono con le “omologhe” dei medici di famiglia. Nell’Aft “nostra”, come specialisti siamo rappresentati uno per branca d’organo; a loro volta, sempre raggruppati in Aft, i medici di famiglia sono il punto di contatto tra il paziente e il servizio sanitario. Insieme si organizza una risposta diversa per evitare ricorsi impropri al pronto soccorso, attese lunghe, spostamenti superflui; intorno al cronico si crea un team. Se -poniamo-endocrinologo, cardiologo, gastroenterologo agiscono il resto della settimana come singoli specialisti di branca, uno-due giorni a settimana dietro al paziente diabetico fanno team, in un luogo fisico determinato, concentrando visite e misurazioni di parametri in un giorno in modo da non far girare il paziente, da portargli le soluzioni il più vicino possibile, per l’appunto nella casa della salute. Per fare questo lavoro dobbiamo da una parte fare perno sui medici di famiglia e disegnare con loro i percorsi, e dall’altra avere un modello retributivo che superi il pagamento a prestazione e premi la performance».

Analogo accordo deve arrivare anche per la medicina generale ma ai mmg il modello pare un po’ troppo orientato sull’infermiere. «Al momento non siamo d’accordo con l’impostazione sulle case della salute data dalla Regione», dichiara Fabio Vespa segretario Fimmg Bologna. «Diciamo sì a strutture con più ambulatori, no a un progetto organizzativo che prevede come primo punto d’accesso la casa della salute al posto del medico di famiglia con cui il cittadino ha il rapporto di fiducia; no all’accesso diretto del cittadino all’ambulatorio infermieristico dove un infermiere – seguendo protocolli codificati – lo smisterà allo specialista o al mmg che, da attivatore del sistema, ne diventa “consulente”; sì invece all’infermiere case manager e a operatori che ci aiutino a gestire meglio le cronicità, ma il mmg deve restare primo punto d’accesso al sistema sanitario e responsabile terapeutico». Vespa è reduce dalla firma del nuovo accordo aziendale con l’Ausl Bologna che al medico “tradizionale” dà centralità. E promuove: un programma di assistenza multiprofessionale a 3 mila pazienti con alto indice di fragilità che avranno dal loro medico di famiglia un piano assistenziale individuale; un programma analogo per scompensati che ogni anno entrano più di 3 volte in ospedale (frequent attender); la presa in carico al medico di famiglia dei diabetici. Qui, il curante non sarà solo contabile di quanto prescritto da altri centri ma avrà obiettivi terapeutici da raggiungere servendosi di sw nati nella medicina generale. Peraltro, anche l’accordo bolognese impatta in una città dove ci sono già 15 case della salute e ne è stata aperta una sedicesima al quartiere Navile, su quattro piani, per 68 mila residenti. La capillarità di queste strutture -l’ultima dotata di ambulatori cronicità infermieristici, sede di medicina di gruppo, ambulatori specialistici per le visite, centro unico di prenotazione, centro di salute mentale e di riabilitazione – fa un po’ paura persino ai farmacisti in quanto si occuperà di distribuzione diretta di medicinali a carico SSN, in una regione che con il protocollo sull’autonomia firmato a Roma ha ottenuto di accelerare sulle alternative alla distribuzione nelle farmacie territoriali.

Mauro Miserendino

Fonte: Doctor33 – http://www.doctor33.it/politica-e-sanita/case-della-salute-in-emilia-romagna-centrali-specialisti-e-infermieri-mmg-in-rotta-di-collisione/#.WsUA-J0DKLU.facebook

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