Centralizzare gli acquisti delle ASL e delle Aziende ospedaliere (vedi le aree vaste e/o il proliferare dei “global service”) non significa un vero risparmio (in alcuni casi si sono creati seri problemi, come quello derivante dall’impossibilità di praticare l’I.V.A. in sospensione alle ESTAV in Toscana ed alla SORESA in Campania, creando delle disparità tra una regione e le altre).
Occorre fare attenzione ai costi “nascosti” della centralizzazione e prevederne anche le conseguenze future, non limitandosi all’ottica del breve periodo.
Le gare d’acquisto, che secondo uno studio condotto da Fiaso (ed ampiamente condiviso dalla F.I.FO. (Federazione italiana Fornitori Ospedalieri) sono spesso basate su scelte estemporanee, su una utilità “percepita”, e operate di volta in volta sulla base degli umori “politici” del momento e del luogo, dovrebbero concentrarsi sui prodotti estranei alla sfera della salute, perché con le tecnologie sanitarie le maxi-gare al ribasso non funzionano: favoriscono inaccettabili penalizzazioni della qualità del prodotto e dell’assistenza al cittadino, oppure il mordi e fuggi e la concentrazione in oligopoli e monopoli, un premio per le multinazionali che spesso fanno affari nel nostro Paese e portano (sempre) i loro profitti all’estero, tutto a discapito delle Piccole e Medie Imprese, il nostro patrimonio produttivo da salvaguardare.