Apparecchi acustici in Giappone: la situazione critica di un mercato deregolamentato

di Arnaldo Baroni (audioprotesista)

JapanTrak è la versione giapponese di EuroTrak, la grande ricerca quantitativa che ogni tre anni verifica la qualità erogata dal servizio audioprotesico in tutte le principali nazioni. Cambia solo il titolo ma non la sostanza: stessa metodologia di campionamento e stesse domande, perfetta comparabilità con tutte le altre nazioni coperte da EuroTrak.

Sono stati recentemente pubblicati i risultati di JapanTrak 2018, ricerca che rappresenta l’aggiornamento delle precedenti edizioni condotte nel 2012 e 2015.  Ma l’aggiornamento è stato deludente, perché ha confermato ancora una volta la bassissima qualità espressa da quel mercato e la distanza siderale che lo separa da tutte le altre nazioni, come si può desumere dalla tabella sottostante:

JapanTrakMedia dei valori conseguiti in EuroTrak dalle altre nazioniEuroTrak Italia
201220152018201220152018201220152018
Tasso di adozione14,1%13,5%14,4%33%35%33%24,6%25,1%29,5%
Tasso di soddisfazione36%39%38%74,7%77,3%78,5%70%79%81%

Uno dei paesi più tecnologicamente evoluti del mondo (se non il più evoluto) riporta tassi di adozione e di soddisfazione che sono meno della metà di quelli degli altri paesi, tra cui l’Italia. E tutte le ulteriori elaborazioni fornite dalla ricerca (qualità dell’applicazione, gradimento del professionista, soddisfazione nelle diverse situazioni d’ascolto ecc.) confermano un quadro del tutto insoddisfacente.

Sembra veramente un paradosso, eppure c’è un motivo ben preciso alla base della debacle del Paese del Sol levante: quello giapponese è uno dei pochissimi mercati totalmente deregolamentati: chiunque può vendere ed applicare apparecchi acustici, non è richiesto alcun livello di professionalità. E lo può fare in qualsiasi modo, in qualsiasi tipo di negozio, su internet o con catalogo postale, senza alcuna attenzione alla personalizzazione né, tanto meno, ai servizi di post-vendita. E non si fanno differenze tra presidi medici e semplici amplificatori; tutto entra in un calderone indefinito ed indistinto.

Il risultato ci restituisce un panorama desolante, a detta degli stessi professionisti locali, incapaci però di cambiare questo stato di cose.

L’esempio del Giappone è illuminante e va sempre tenuto in considerazione, soprattutto in relazione alle recenti evoluzioni nel mercato USA, dove una legge ha stabilito l’introduzione di una categoria di apparecchi acustici da vendere al banco, senza quindi il supporto dell’audioprotesista, presso punti vendita non specializzati.  Non suona tanto diverso da quanto viene già fatto in Giappone.

Una delle motivazioni che hanno portato all’approvazione di questa legge, è che quello audioprotesico sarebbe un mercato protetto, che limiterebbe la concorrenza a vantaggio dei professionisti che vi operano. Quindi, secondo questa logica, l’introduzione di un canale di distribuzione non specializzato e senza la presenza di un audioprotesista, favorirebbe la concorrenza e quindi l’utente finale.
È un’interpretazione distorta che vuole capovolgere la realtà dei fatti: le normative che regolamentano la cura dell’udito (non a caso denominata “hearing care” in inglese) sono stabilite nell’esclusivo interesse dei pazienti, come è giusto che sia, e servono a garantire loro sicurezza, dal processo produttivo fino al protocollo applicativo, e la più alta qualità e professionalità in ogni fase del loro percorso riabilitativo.

Sono normative alle quali tutti gli operatori del settore si devono scrupolosamente attenere, a costo di investimenti anche ingenti e di sacrifici personali. Sono norme stabilite nell’interesse dell’utilizzatore finale e non certo degli operatori.
A meno di non considerare quello nipponico un esempio virtuoso da seguire.

Il report completo si può scaricare dal sito EHIMA: https://www.ehima.com/wp-content/uploads/2018/11/JAPAN_Trak18.pdf

Tutti i report di EuroTrak: https://www.ehima.com/eurotrak/

http://audioprotesista.it/?p=2245