Report AIFA 2017 : Uso degli antibiotici in Italia
L’Agenzia Italiana del Farmaco – AIFA ha pubblicato l’annuale report Uso degli antibiotici in Italia, riferito all’anno 2007. Il consumo di antibiotici in Italia, nonostante il trend in riduzione, è ancora superiore alla media europea. E inoltre si conferma una grande variabilità nei consumi e nella spesa tra le regioni. Ma soprattutto, “una parte rilevante di prescrizioni potrebbe essere evitata”
“Gran parte dell’utilizzo degli antibiotici – rileva Aifa – avviene su prescrizione del Medico di Medicina Generale o del Pediatra di Libera Scelta (circa il 90%). Pertanto la medicina generale rappresenta il punto focale per il monitoraggio del consumo di questa categoria di farmaci e per l’implementazione di iniziative di informazione e formazione per migliorare l’appropriatezza prescrittiva”.
Consumi
Nel 2017 il consumo globale di antibiotici in Italia, comprensivo degli acquisti privati, è risultato pari a 25,5 dosi giornaliere per mille abitanti (DDD/1000 abitanti die). Oltre l’85% delle dosi, pari a 21,8 DDD/1000 abitanti die, sono state erogate a carico del Ssn, con una riduzione dell’1,6% rispetto al 2016. Questo dato comprende sia gli antibiotici erogati in regime di assistenza convenzionata (dalle farmacie pubbliche e private) sia quelli acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche. Anche la spesa pro capite nazionale (14,33 euro) si è ridotta rispetto all’anno precedente dell’1,7%. Il 90% del consumo di antibiotici a carico del SSN (19,7 DDD/1000 ab die) è in regime di assistenza convenzionata, confermando che gran parte dell’utilizzo degli antibiotici avviene a seguito della prescrizione del Medico di Medicina Generale o del Pediatra di Libera Scelta.
Classi di antibiotici
Nell’ambito dell’assistenza convenzionata, nel 2017, le penicilline in associazione agli inibitori delle beta-lattamasi rappresentano la classe di antibiotici a maggior consumo, seguita dai macrolidi e dai fluorochinoloni; sul versante degli acquisti delle strutture sanitarie pubbliche, invece, le tre classi di antibiotici più prescritte sono le penicilline associate a inibitori delle betalattamasi, i fluorochinoloni e le cefalosporine di terza generazione
Inappropriatezza
Una parte rilevante di prescrizioni potrebbe essere evitata. Ciò è suffragato dall’ampia oscillazione stagionale dei consumi di antibiotici, fortemente influenzata dall’andamento delle infezioni virali nei mesi freddi e dai più accentuati picchi di sindromi influenzali registrati in alcuni anni. Si osservano consumi molto elevati anche nelle sottopopolazioni, in cui il loro uso è spesso inappropriato (donne con età compresa tra 20 e 59 anni, trattate per infezioni non complicate delle basse vie urinarie) o laddove vi è un particolare profilo di rischio associato (anziani con età ≥75 anni ad aumentato rischio di danni tendinei).
L’utilizzo, pur molto frequente in tutte le regioni (Lombardia e Veneto per il Nord; Lazio e Toscana per il Centro; Campania e Puglia per il Sud), rivela un gradiente incrementale Nord-Sud, in linea con quanto osservato in generale per i consumi di antibiotici in ambito territoriale. Questi dati mostrano quindi che, nonostante le raccomandazioni dell’EMA, in alcune aree del Paese, un anziano su tre riceve almeno una prescrizione di fluorochinoloni all’anno. L’associazione amoxicillina/acido clavulanico è l’antibiotico più utilizzato sia in ambito territoriale che ospedaliero. I dati contenuti nel Rapporto suggeriscono un probabile sovra-utilizzo di questa associazione, laddove potrebbe essere indicata la sola amoxicillina, che ha uno spettro d’azione più selettivo e ha quindi un minor impatto sulle resistenze. Ciò è particolarmente evidente nella popolazione pediatrica.
Tale fenomeno è in contrasto con l’indicazione contenuta in molte linee guida, secondo le quali l’amoxicillina è considerata la terapia di prima scelta per il trattamento in ambito territoriale delle infezioni batteriche più frequenti in pediatria, quali la faringotonsillite streptococcica e l’otite media acuta. – Nella popolazione pediatrica (0-13 anni) si osserva un picco di prevalenza d’uso del 50%, nel primo anno di vita del bambino, senza differenze tra maschi e femmine. Questo valore si mantiene pressoché costante fino ai sei anni di età, sottolineando la necessità di porre una particolare attenzione all’uso degli antibiotici in questa fascia di popolazione.
Antibiotico-resistenza. In Italia un terzo dei decessi in Europa.
Uno studio recente dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) riporta che nel 2015, nei Paesi dell’Unione europea e dello Spazio economico europeo, si sono verificati 671.689 casi di infezioni antibiotico-resistenti, a cui sono attribuibili 33.110 decessi, un terzo dei quali si è verificato in Italia, evidenziando la gravità del problema nel nostro Paese.
In Italia il consumo (secondo i medesimi parametri Ue ndr.) è risultato pari a 23,4 DDD/1000 ab die e si è mantenuto superiore rispetto a quello della media europea, pari a 21,7 DDD/1000 ab die. La differenza rispetto alla media europea si è tuttavia ridotta notevolmente nell’ultimo quinquennio, passando dal 28,3% del 2013 al 7,8% del 2017.
I paesi europei con i consumi più bassi sono risultati Olanda ed Estonia (rispettivamente, 10,1 e 11,5 DDD/1000 ab die), mentre quelli con i consumi più elevati sono risultati Cipro (33,6 DDD/1000 ab die), Spagna (31,4 DDD/1000 ab die) e Francia (29,2 DDD/1000 ab die). Nel quinquennio 2013-2017 è stato registrato in Europa un andamento stabile del consumo territoriale (variazione media annua -0,01%). I Paesi in cui è stata osservata una riduzione statisticamente significativa sono Italia (-1,14%), a seguire Finlandia (-0,85%), Lussemburgo (-0,74%), Germania (-0,44%), Regno Unito (-0,43%), Svezia (-0,38%), Norvegia (-0,37%) e Olanda (-0,17%). In nessun paese è stato rilevato un aumento dei consumi statisticamente significativo.
Dall’analisi di confronto di specifiche classi di antibiotici rispetto alla media europea si osserva in Italia un consumo maggiore di chinoloni (2,7 vs 1,6) e macrolidi (3,8 vs 2,9) e un consumo minore di tetracicline (0,5 vs 2,2). Il consumo ospedaliero registrato in Italia (2,14 DDD/1000 ab die) è allineato a quello della media europea (2,07 DDD/1000 ab die). Dal confronto dei dati nazionali rispetto a quelli europei, riferiti a specifiche classi di antibiotici, si registra in Italia un consumo minore di penicilline (Italia 0,78 vs EU/EEA 0,9) e di tetracicline (Italia 0,03 vs EU/EEA 0,07), mentre risulta maggiore il consumo di chinoloni (Italia 0,4 vs EU/EEA 0,23) e di sulfonamidi-trimetoprim (Italia 0,12 vs EU/EEA 0,07). Infine, la variazione media annua rilevata in Italia nel periodo 2013-2017, pari a +0,03%, non è statisticamente significativa ed è paragonabile a quella europea, pari +0,01%.
Report AIFA 2017: Uso degli antibiotici in Italia
(fonte Quotidianosanita.it)
https://ascofarve.com/2019/03/20/report-aifa-2017-uso-degli-antibiotici-in-italia/