Sulle accortezze, in farmacia e altrove
Professione
Sulle accortezze, in farmacia e altrove
Scriveva il filosofo Baruch Spinoza, il quale curiosamente si manteneva facendo un mestiere simile a quello dell’ottico, che le azioni umane non vanno derise, compiante o detestate: vanno comprese. In altri termini e modificando leggermente la prospettiva, il senso poteva essere: si comprendano prima i motivi dell’umano agire, poi e solo poi, eventualmente, lo si critichi. Evidentemente l’insegnamento di Spinoza si è perso nella notte dei tempi in quanto, troppo spesso, nell’epoca in cui viviamo, prima si esprime un parere poi forse ed eventualmente ci si documenta.
Odierno (di ieri per chi legge) motivo del contendere è l’annosa questione dell’ottico in farmacia, o meglio delle regole da rispettare affinché una farmacia possa ospitare un ottico, questione sulla quale noi di Federottica siamo intervenuti prima a Torino – risolvendo uno sgradevole problema del quale parlerò a breve – poi a Roma con il Nazionale Federfarma.
A scanso di equivoci, chiarisco che sarebbe molto meglio poter dire che l’ottico può esercitare la propria attività professionale solo all’interno di un centro ottico, o se più vi piace che in farmacia può starci solo il farmacista: peccato non sia vero! Non è vero, e non lo è da parecchi anni. Non che qualcuno non ci abbia provato, a suo tempo, a contrastare questa sgradevole situazione, ma forse una ventina d’anni fa, quando il sottoscritto era “solo” un giovane consigliere nazionale Federottica di prima nomina, l’allora Presidente Nazionale ci informò di una sentenza a noi sfavorevole in Umbria, in particolare a Perugia, e che tale sentenza era talmente ben motivata che sarebbe stato meglio evitare di ricorrere in appello, perché avremmo inevitabilmente perso. E’ curioso che io ricordi benissimo questo, ma non lo ricordi chi all’epoca rivestiva un ruolo diverso e superiore al mio ed oggi scrive, non più da associato, che “Federottica ha il dovere di difendere e fare la guerra se serve”. E’ curioso, dicevo, perché proprio quella sentenza e svariate altre novità di natura legislativa nel frattempo emanate, prima fra tutte quella che regolamenta la Farmacia dei Servizi, hanno prodotto la situazione attuale, che piaccia o non piaccia. Per inciso, poi, io credo che la guerra, se proprio si vuole fare – e per vocazione la considero l’ultima delle ipotesi, non certo la prima – la si possa dichiarare in quanto ragionevolmente convinti di vincerla, altrimenti diventa un inutile gioco al massacro.
Veniamo comunque ai fatti: proprio perché l’ottico può esercitare la propria attività in farmacia, una società che eviterò di citare proponeva in Piemonte una sorta di servizio di “ottico itinerante” all’interno di quegli ambienti: il lunedì in quella di Piazza Cavour, il martedì in via Garibaldi (sono nomi di fantasia) eccetera. Su segnalazione dei colleghi della zona, in particolare i Presidenti provinciali Cazzadore e Maestrelli, ci siamo attivati e, attraverso il nostro Ufficio Legale, siamo arrivati al corrispettivo piemontese di Federfarma, che abbiamo prima sentito poi incontrato. Quando sai di non poter vincere su tutta la linea, cerchi di mediare. Così abbiamo fatto. Abbiamo mediato ed il risultato è stato che, nel Paese della burocrazia qual è quello in cui viviamo, sono emerse una non indifferente quantità di regole e regoline da rispettare affinché si potesse esercitare a norma di legge tale attività. Morale: o si fa seriamente, in modo strutturato, ed allora piaccia o non piaccia c’è possibilità di avere l’ottico o in farmacia, oppure si rinuncia. Casualmente, la società che non ho citato mi risulta abbia chiuso ogni attività.
Ottenuto questo risultato, che alla prova dei fatti non è apparso a nessuno di noi pessimo, anzi, abbiamo pensato di estenderlo a livello nazionale. Ci siamo quindi recati a Roma e, dialogando con i nostri omologhi di Federfarma, abbiamo ottenuto di far conoscere a tutti gli associati Federfarma le ormai famose norme. Quali saranno i risultati? E’ presto per dirlo, ma di certo siamo passati dalla mancanza di regole rispettate (caos – prima) ad una regolamentazione stringente e condivisa (dopo).
Concludo – anche se ci sarebbero da confutare altre inesattezze apparse nel mondo parallelo dei social, ma davvero non si può stare dietro a tutto – ribadendo che questa polemica si sarebbe potuta evitare se i polemisti si fossero preventivamente ed adeguatamente informati, mettendosi cioè nelle condizioni di conoscere e quindi, eventualmente, di giudicare. Grossomodo, quanto ipotizzava il “collega” Spinoza, o come più modestamente suggeriva una mia vecchia e saggia insegnante che ribadiva spesso: “prima di rispondere, ci penserei quattro volte”.
Andrea Afragoli
Presidente Nazionale Federottica
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