Considerazioni di una notte di mezza estate: “affaire” EssiLux-Grandvision

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Considerazioni di una notte di mezza estate: “affaire” EssiLux-Grandvision

Esistono, nel corso della vita, eventi destinati a creare una cesura netta, a definire un “prima” e un “dopo”. Uno di questi momenti, per la nostra categoria e, credo, per tutta la filiera ottica, si è concretizzato ieri all’annuncio dell’acquisto, da parte del colosso EssilorLuxottica, di GrandVision.

Partiamo dai fatti: con un’operazione da oltre 7 miliardi di euro, dei quali 5 e mezzo destinati al fondo Hal al fine di ottenere il 76\% della quota azionaria della catena, per poi procedere ad una Opa sulla quota residua, l’azienda italo-francese ottiene la proprietà di oltre 7.200 centri ottici sparsi in tutto il mondo che, a fronte di 37 mila dipendenti, produce un fatturato di 3,7 miliardi.

Dati alla mano, un’acquisizione piuttosto onerosa visto il rapporto fra costo totale dell’operazione e fatturato dell’acquisito, a dimostrazione della assoluta volontà nel procedere in questa direzione, appunto “costi quel che costi”. D’altra parte, guardando i giornali di ieri, in particolar modo leggendo sul Corriere della Sera l’intervista a Leonardo Del Vecchio, appare chiaro come, in sordina, a questo progetto si lavorasse certamente non da poco. Motivo di questo specifico acquisto? Andare a coprire in chiave retail quelle aree, in Europa e (a quanto mi è stato anche personalmente riferito) in altre aree strategiche del mondo, che ad oggi non avevano una sufficiente presenza da parte del Gruppo. Prima di diventare operativa, questa operazione sarà comunque posta al vaglio dell’Antitrust della Ue ed i tempi previsti, in questi casi, potrebbero variare fra uno e due anni. A dimostrazione comunque di come i mercati credano nella concretizzazione dell’operazione, il titolo GrandVision ha subito, il giorno dopo l’annuncio, un aumento di valore pari al 7.1\%.

Veniamo quindi alle considerazioni: come scrivevo in apertura, un’operazione di questo genere crea un taglio netto fra il passato ed il futuro. È però del tutto vero, oggettivamente? Personalmente ritengo che il primo e più importante impatto sia di natura psicologica, nel senso che a tutti noi era ben chiaro un concetto: chi produce non distribuisce e chi distribuisce non produce. Questa sorta di vincolo morale, che è però forte, molto forte, è saltato in quanto un tuo fornitore diventa anche concorrente. Allo stesso tempo, però, nulla cambia nel mercato: GrandVision esiste ed opera, a prescindere da chi ne sia proprietario. Proprio su questi termini, cioè sulle modalità operative, ritengo si giocherà la partita nel prossimo futuro, ma ci torneremo fra un attimo.

Intanto vorrei porre l’accento su un passaggio dell’intervista rilasciata ieri da Del Vecchio al Corriere. Ad una domanda ben precisa, riguardante i rapporti con “gli indipendenti”, che sono una parte importante del mercato (circa l’85\% in termini del fatturato per il mercato italiano, ndr), la risposta è stata che “il nostro obiettivo non è mai stato far concorrenza agli ottici indipendenti – dai quali è partita la mia avventura imprenditoriale, e questo non lo dimentico mai – ma lavorare assieme per far evolvere il mercato”. Sono parole di circostanza, che saranno smentite dai fatti o dietro a quanto affermato si cela un pensiero reale? Un modo per comprenderlo sarà legato alle politiche commerciali che, una volta preso il controllo operativo di GrandVision, il management deciderà di porre in atto, sposando o evitando cioè l’approccio tipico delle aziende category killer, ovvero di chi con politiche fortemente aggressive cerca di destabilizzare il mercato al fine di impossessarsene distruggendo la concorrenza.

Quanto ci aspettiamo, e lo faremo presente nelle sedi opportune, è che, a prescindere dalla collocazione sul mercato, presumibilmente più cheap di Salmoiraghi&Viganò, la comunicazione verso il pubblico cambi drasticamente, in una logica di sana concorrenza ma non oltre. A sostegno di una visione non pessimista circa il nostro futuro, c’è l’esperienza pregressa vissuta con la citata S&V, passata dall’essere anch’essa orientata a politiche molto aggressive, ad azienda posizionata su un livello più alto e commercialmente “corretta” (nell’accezione normalmente utilizzata dai colleghi per definire la correttezza commerciale).
Speriamo sia di buon auspicio.

Andrea Afragoli
Presidente Federottica

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