IV Giornata Nazionale delle Farmacie Comunali Italiane. Il futuro è nella dimensione sociale dei servizi
Comunicato Stampa
Roma, 2 dicembre 2019
“La partecipazione di rappresentanti di tutta la filiera a questo incontro nella splendida Pisa evidenzia come il tema del ruolo sociale delle farmacie italiane sia centrale nel dibattito del settore e forse dimostra anche che il movimento delle Farmacie Comunali sia ormai riconosciuto come interlocutore interessante per tutto il settore”: con queste parole il presidente di Assofarm Venanzio Gizzi ha aperto i lavori della IV Giornata Nazionale delle Farmacie Comunali Italiane, il 29 novembre scorso.
Alcuni spunti strategici alla questione erano arrivati anche da un seminario del giorno precedente, focalizzato sulla valutazione della legge 124/2017 a due anni dall’approvazione. Se l’Ad di Credifarma Marco Alessandrini è convinto che le aggregazioni possono essere l’unica risposta al calo delle marginalità, per il commercialista Franco Falorni non deve essere dimenticato il fatto che la farmacia esiste nel territorio in ragione di una concessione pubblica avente lo scopo di tutelare la salute dei cittadini. Tema, quello della dimensione sociale della farmacia, ripreso subito dopo dall’avvocato Bruno Riccardo Nicoloso, secondo il quale “il farmaco non è un prodotto, ma il contenuto di una prestazione sanitaria. Da questo punto di vista, tutti i farmaci sono farmaci etici. E bisogna ricordare che la Cassazione da tempo ha sentenziato che la farmacia è un’attività commerciale, ma il farmacista non è un commerciante”.
La giornata del 29 è invece iniziata coi saluti del padrone di casa, l’Amministratore Unico delle Farmacie Comunali di Pisa Andrea Porcaro D’Ambrosio, che ha rimarcato la prospettiva di lavoro di tutta la federazione: lavorare per una revisione della legge 124/2017 studiando i casi europei in cui assetti legislativi simili hanno già prodotto risultati critici.
Seppure a distanza, l’intervento di Massimo Scaccabarozzi è stato ad effetto. Nel video trasmesso a Pisa, il presidente di Farmindustria si è infatti presentato in camice bianco ricordando che “i primi anni della mia carriera, proprio come collaboratore di una farmacia comunale”.
Un pieno appoggio alla farmacia sociale arriva anche dal mondo accademico. Il prorettore dell’Università di Pisa Marco Gesi ricorda come “se nell’Ottocento la dimensione morale del farmacista doveva essere per così dire certificata dal sindaco e dal parroco locali, ancora oggi il farmacista ha saputo mantenere solidi rapporti con il territorio e i bisogni del cittadino. Ogni ricerca conferma l’alto livello di fiducia di cui gode presso la collettività”. Per il Rettore della Scuola Superiore Sant’Anna Sabina Nuti, invece, la vera domanda attorno alla quale gira tutto il dibattito odierno sulla farmacia è come essa possa sempre più produrre valore per la collettività. Secondo l’accademica pisana le farmacie possono essere la soluzione a certi costi logistici evitabili, e al tempo stesso una soluzione al problema del progressivo calo di medici e infermieri disponibili per il SSN.
A chiudere la prima tornata di interventi è stato il coordinatore delle farmacie comunali toscane Alessio Poli: “non parliamo di un tema simile per puro caso a Pisa. La Toscana sta investendo convinta nello sviluppo di un rapporto virtuoso tra welfare locale e farmacie territoriali”. Conferma questa posizione un messaggio inviato dall’Assessore al Diritto alla Salute toscano Stefania Saccardi per la quale “La farmacia comunale non è solo parte del patrimonio della salute ma anche di quello sociale e culturale, fondato su valori come il vicinato, la conoscenza diretta del cittadino e dei suoi problemi e il senso di appartenenza alla comunità, a partire dalla logica per cui vennero istituite, cioè quella di offrire un servizio laddove il privato non aveva interesse o convenienza ad aprire una sede. Oltre che al valore sanitario della farmacia pubblica, quindi credo profondamente nel suo valore sociale”.
Il segretario generale di Assofarm Francesco Schito ha poi aperto la tavola rotonda ponendo il tema delle parole-mito “dagli anni Novanta parliamo di pharmaceutical care, dal 2009 i servizi in farmacia sono legge, oggi si parla di presa in carico. Parole che dominano il dibattito per anni, senza che portino mai ai fatti. Da cosa dipendono queste impasse?”.
La risposta più netta e accalorata arriva dal presidente di Federfarma Marco Cossolo: “Oggi la farmacia produce un ritorno sull’investimento pari al 3%, non garantendo di fatto la remunerazione del capitale di rischio. Se i farmacisti prendessero piena coscienza del fatto che oggi non sono più dei privilegiati, forse la loro spinta al cambiamento sarebbe più decisa. Dovrebbero inoltre comprendere che il futuro ha due alternative: o realizziamo la farmacia dei servizi, oppure diventeremo ciò che oggi sono le farmacie inglesi”.
E mentre per il presidente di Federfarma Servizi Antonello Mirone “è necessario calare la conflittualità e competizione interna al settore, a favore di un maggiore coordinamento. Nessun servizio può efficacemente essere erogato senza un’organizzazione centrale del sistema”, per il presidente di Assogenerici Enrique Hausermann è rischioso anteporre la farmacia dei servizi al ruolo dispensativo del farmaco fino ad oggi sempre svolto dalle farmacie.
Tema, quest’ultimo, ripreso in chiusura dall’ultimo intervento dell’onorevole Marcello Gemmato, Segretario della Commissione Affari Sociali alla Camera. “Il grande impegno profuso dalle farmacie per i servizi non dovrebbe far trascurare il fronte della distribuzione per conto. La gestione del farmaco è la nostra specificità. Questa gestione, dopo un’adeguata formazione, si può estendere praticamente a qualsiasi tipo di farmaco. Al tempo stesso quando si fanno i conti sulla distribuzione diretta non si tengono mai presenti gli ingenti costi logistici, economici e di tempo, che il paziente deve sostenere per recarsi alla farmacia ospedaliera”.
Francesco Schito
Il Segretario Generale
Rassegna Stampa
Farmacista33
Quotidiano Sanità
Rifday
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