La replica di Federottica al comunicato SOI su “abuso di professione” del 7 settembre 2017
Come da consumata abitudine e, soprattutto, con tempismo perfetto, il rientro dalla pausa estiva corrisponde alla ripresa delle solite, estenuanti contrapposizioni interprofessionali, parcheggiate opportunamente nel limbo agostano.
Il comunicato stampa apparso, nella giornata di giovedì 7 settembre, sul sito della SOI riprende fedelmente lo schema citato: il tema di un eventuale abusivismo della professione di medico oculista viene riproposto, ma arricchito da svariate imprecisioni e in questo modo reso arido terreno di confronto. Ciò che lascia l’amaro in bocca è che, come di consueto, un tema di certamente grande rilevanza, che andrebbe affrontato con serietà e lucidità – per non veicolare l’idea che si tratti di una pratica diffusa, bensì di singoli casi che vanno giustamente combattuti – viene gestito con modalità tali da screditare, di fatto, un’intera categoria, quella degli ottici optometristi e questa volta, ahimè, non solo.
Gli ottici optometristi vengono dipinti come sedicenti affabulatori, per non dire menzogneri bottegai, che “hanno cavalcato la buona fede dei loro clienti ed hanno diffuso l’idea che quando un paziente si reca nei loro negozi per farsi fare una “misurazione ottica della vista” in realtà si sottopone ad un check up completo della vista”. Il Ministero della Salute viene accusato di “scarsa sensibilità e conoscenza delle problematiche in atto” e di “scarsa sensibilità a voler regolamentare alcuni aspetti connessi a tali (illecite) attività”, in riferimento all’uso di alcune strumentazioni. La crociata di SOI, in nome della salvaguardia della vista dei pazienti, a cui tanto attenterebbero gli ottici optometristi, e più in generale della difesa della salute del cittadino in nome di un servizio di qualità, non risparmia neanche gli infermieri del Pronto Soccorso a cui sarebbe delegato il fardello della diagnosi “più importante della nostra vita” e dell’attribuzione del codice.
Il mondo narrato da SOI pare dividersi tra le forze del bene (i medici) e quelle del male (le altre categorie professionali). Se la SOI, come interlocutore, si fosse dimostrata un po’ più attenta e rispettosa alle proposte che vengono dall’esterno, avrebbe trovato nelle categorie professionali, che tanto ama screditare, un valido sostegno allo sviluppo della pratica della prevenzione visiva e conseguentemente nell’erogazione di prestazioni mediche celeri e di qualità. Se anziché trincerarsi nell’idea che solo il medico abbia a cuore la salute del cittadino, etichettando l’operato altrui come gretto e truffaldino, si fosse mostrata aperta e disponibile alla collaborazione, si sarebbe accorta che l’idea di “fornire una informativa scritta ad ogni cliente che si reca in un centro ottico, in cui viene specificato che la misurazione ottica della vista non può (e non deve) sostituire la visita dal medico oculista” era già stata lanciata da Federottica mesi addietro ed era già stata oggetto di incontro e discussione con lo stesso Piovella in occasione di Mido 2017. Che il vero problema non ricada nella memoria corta e che la lotta al presunto abusivismo altro non sia che un vuoto vessillo per portare avanti ben altri programmi?
Comunicazione Federottica
Comunicato SOI 7 settemebre 2017 su “abuso di professione medico oculista…”
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