Il legame tra il progetto DaTE e i professionisti della visione

Per gli ottici optometristi appuntamento a Firenze, dal 23 al 25 settembre, alla Leopolda a due passi dalla stazione ferroviaria di Santa Maria Novella.

DaTE è un bel progetto non solo espositivo e di business, ma soprattutto culturale, per far avvicinare e conoscere agli ottici optometristi e chi opera nel campo della visione, il mondo dell’eyewear di ricerca. Una curiosità crescente verso questa realtà, che nel tempo si sta trasformando sempre più in un legame di “visione” professionale dell’attività del centro ottico, come conferma il co-ideatore e sviluppatore della manifestazione: Dante Carretti.

Dopo quattro anni di DaTE, e alla luce della tua esperienza professionale e culturale in questo campo, come è cambiato l’atteggiamento degli ottici optometristi verso l’occhiale d’avanguardia?
«In questi quattro anni molte cose sono mutate, sia nel nostro mercato che in quello internazionale. Il DaTE ha dato una forte spinta verso il cambiamento del mercato interno. Lo si è capito fin dalla prima edizione.
Per me che opero da 35 anni nel settore, sempre nel promuovere questo mondo, è una bella soddisfazione, ci ho creduto fin dai tempi in cui lavoravo con Alain Mikli – era il 1982. Oggi si intravedono i risultati. L’ottico sta capendo che, se vuole mantenere una forte identità, deve variare la sua offerta e parlare un nuovo linguaggio. Diversificazione – fidelizzazione».

Cosa suggeriresti a chi vuole approcciarsi a questo mondo per presentare al meglio questi prodotti nel centro ottico?
«Prima di tutto, di identificarsi con l’immagine del suo centro ottico. Scegliere le montature in base a quello che lui sente giusto per i suoi clienti e non per sentito dire. Imparare a comperare bene, meglio se durante fiere o eventi (DaTE, Mido, ecc.) e, comunque, al di fuori del suo punto vendita, dove può concentrarsi senza essere disturbato dalla quotidianità del suo lavoro».

M.L.

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