Gizzi (Assofarm): «Tavolo Sisac, bozza di convenzione peggiorativa»

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Duro giudizio di Venanzio Gizzi, presidente di Assofarm, sulla bozza di Convenzione tra Regioni e farmacie uscita dal tavolo di lavoro Sisac.

I farmacisti sono un problema o un’opportunità? A porsi la domanda è Venanzio Gizzi, presidente di Assofarm, che all’indomani del Tavolo Sisac per il rinnovo della Convenzione tra Regioni e farmacie non esita a parlare di «amarezza» e di «una bozza sostanzialmente peggiorativa delle condizioni determinatesi durante il lunghissimo periodo di prorogatio di più di venti anni». «Dopo un fitto susseguirsi di riforme che hanno ridotto la redditività della farmacia, ora le si propone una convenzione senza risorse.

Dall’ultima firma si sono susseguite la legge 405, le liberalizzazioni Bersani con la nascita delle parafarmacie, la legge Monti, il decreto Madia e l’ultimo provvedimento Concorrenza. Dopo che tutte queste iniziative hanno sottratto mercato alle farmacie, non si può chiedere il loro investimento privato per servizi che sono pubblici. Tutto questo mentre in altri paesi europei, Francia e Belgio su tutti, si registrano rilevanti impegni pubblici a fronte di un ruolo più attivo e virtuoso della farmacia territoriale». Inoltre, secondo Gizzi, la bozza è «troppo Vaga sulla questione remunerazione e distribuzione. Gestire la parte normativa in un tavolo e lasciare quella economica ad altri due ambiti di confronto non è funzionale ad un processo di riforma che deve trovare la sua organicità proprio nella completa integrazione tra queste due dimensioni».

Per questo il presidente di Assofarm ha confermato l’avvio di un gruppo di lavoro con Federfarma, «per individuare vicinanze e distanze dall’atto di indirizzo e dalla piattaforma Sisac. Certo è che i contenuti odierni della proposta fattaci non rispondono con chiarezza alla grande domanda dalla cui risposta tutto dovrebbe conseguire: le Regioni credono che la farmacia possa giocare un ruolo positivo all’interno dei sistemi sanitari regionali? Se la risposta è no, si apre un futuro di pura inerzia dei trend già oggi in stato avanzato. Se la risposta è si, sarà certamente possibile trovare un punto d’incontro su un modello terapeutico che integra il farmacista con i medici di medicina generale, un sistema remunerativo fee-for-service, un posizionamento esclusivo rispetto alle farmacie ospedaliere e agli altri punti vendita di medicinali sul territorio».

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